Piero Angela: La ricerca ci garantirà un futuro

Piero Angela: La ricerca ci garantirà un futuro

Piero Angela il “grande vecchio” della divulgazione scientifica tv ci ha lasciati oggi, alla bella età di 93 anni. Nel 2011 in occasione dei trent’anni del suo Quark, fiore all’occhiello del servizio pubblico poi diventato Superquark, gli avevo fatto le domande che troverete sotto.

Le sue risposte rilette oggi restano attuali.

Lei fa da sempre un programma scientifico, ma oggi sembra vadano di moda programmi meno seri e più sensazionalistici. Che ne pensa?

«Credo che la tv attuale vada decisamente verso l’emotività. Prenda la politica, per esempio: un tempo i dibattiti tv erano tribune elettorali, oggi sono basati sullo scontro. Ma la scienza è per sua natura razionale, quindi non può avvalersi di emotività».

E come si fa a mantenere l’attenzione del pubblico senza rinunciare al rigore scientifico?

«Noi ci riusciamo utilizzando forme divertenti come sceneggiati, cartoni animati, candid camera. E abbiamo sempre ottimi ascolti».

Ma nel corso della sua carriera ha mai assistito ad eventi sensazionali?

«Certo, perché la scienza risponde alle grandi domande dell’umanità: da dove veniamo, con l’astrofisica, come è nata la vita, con la biochimica, come è nato l’uomo, con la paleontologia. E’ questo il sensazionale».

Superquark, va in onda dal 1995. Quali sono gli argomenti ai quali è più legato?

«Da sempre cerco di richiamare l’attenzione del pubblico e delle istituzioni sull’importanza della ricerca e dell’educazione scolastica. In Italia sono campi presi poco in considerazione: chiunque di noi ha sentito parlare di crisi del sistema scolastico e di “fuga di cervelli” all’estero. E’ per questo che il nostro paese non decolla, manca una vera pianificazione».

Vale a dire?

«Semplice: poiché la resa economica non è immediata, politici e istituzioni preferiscono non fare investimenti consistenti in questi campi. I due pilastri della società sono la creazione di ricchezza e la sua distribuzione: per creare ricchezza servono investimenti a lungo termine. Da noi invece si pensa solo a distribuire, così, invece di crescere, se mi si permette una battuta, stiamo diventando un paese in via di “sottosviluppo”».

È preoccupato per il futuro?

«Mi preoccupa questa disattenzione per la scienza, la ricerca, l’educazione. La scienza è il piacere di conoscere la natura, che ci permette anche di rispondere alle grandi domande della filosofia, la tecnologia utilizza le scoperte della scienza per fare industria, economia e politica. Come possiamo andare avanti se non siamo in grado di formare una nuova classe politica e professionale in grado di gestire tutto ciò?»

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