Blonde racconta Marilyn Monroe su Netflix

Blonde racconta Marilyn Monroe su Netflix

Blonde racconta Marilyn Monroe su Netflix, e ne fa la storia di una donna abusata

 

Blonde, per la regia di Andrew Dominik è il nuovo film su Marilyn Monroe che alla Mostra di Venezia ha diviso la critica.

Lei è interpretata da Ana de Armas, che recita nuda per almeno metà del tempo, il film lo trovate su Netflix con una avvertenza: dura quasi 3 ore. 

 

Che cosa racconta: Blonde si ispira alla biografia romanzata scritta da Joyce Carol Oates, dalla quale non si pretende verità assoluta – l’ha appena ripubblicata La nave di Teseo – e segue Norma Jean Baker dai primi anni fino alla morte, nel 1962. L’infanzia travagliata con la madre schizofrenica, il legame mai del tutto chiarito con Charles Chaplin junior e Edward G. Robinson junior (li interpretano Xavier Samuel ed Evan Williams), con i quali pare avesse un ménage à trois. Poi il matrimonio con la star del baseball Joe Di Maggio (Bobby Cannavale), quello con il drammaturgo Arthur Miller (Adrien Brody), la relazione col presidente John Kennedy.

E naturalmente i film più iconici, alcuni dei quali perfettamente ricostruiti nelle loro scene cult: da Quando la moglie è in vacanza, con la gonna che si solleva scoprendole le gambe, al balletto coi “boys” di Gli uomini preferiscono le bionde.

 

Perché guardarlo: Il film è sostanzialmente la storia di una donna abusata alla quale, per recuperare dignità, non resta che morire. Ci racconta una Marilyn colta, intelligente e piena di talento, tuttavia incapace di difendersi dal mondo e sempre vittima degli uomini che la circondano. Del padre che non ha mai conosciuto, la cui mancanza la ossessionerà per tutta la vita, e stando al film, concorrerà alla decisione di ingerire le pillole che la uccideranno. Dei mariti: Joe la picchia e Arthur è troppo intellettuale per comprenderla, mentre Kennedy, il peggiore di tutti, la umilia come fosse un pezzo di carne. Intanto il pubblico maschile la divora, i produttori pretendono sesso, e persino gli amici la tradiscono: morire è l’unica via di fuga.  

Ana de Armas è bravissima a rappresentarci la discesa agli inferi della diva, la regia, un mix di bianco e nero e colore, qualche volta esagera. Soprattutto quando mette in scena i feti dei suoi aborti (il film ne racconta tre) che le parlano come fossero bambini veri.

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