Backstage: su Prime Video arriva il 13 ottobre il “Saranno famosi” di Cosimo Alemà

Backstage: su Prime Video arriva il 13 ottobre il “Saranno famosi” di Cosimo Alemà

Backstage: su Prime Video arriva il 13 ottobre il “Saranno famosi” di Cosimo Alemà

C’è un nuovo dance movie alla “Saranno famosi” lo dirige Cosimo Alemà e debutta su Prime Video il 13 ottobre. Ecco perché (non?) guardarlo.  

Che cosa racconta: Nove giovani candidati (i debuttanti Giuseppe Futia, Beatrice Dellacasa, Riccardo Suarez, Geneme Tonini, Aurora Moroni, Ilaria Nestovito, Gianmarco Galati, Yuri Pascale, Matteo Giunchi) selezionati su oltre cento, si sottopongono a una settimana di audizioni a tempo pieno per essere scelti in un nuovo spettacolo al Teatro Sistina di Roma. In parallelo conosciamo le loro storie personali.

La colonna sonora contiene due brani inediti e trenta tra le più celebri canzoni della musica italiana, tutte cantate dal vivo.

 Perché guardarlo: Backstage è un film stilisticamente molto ben fatto, ha un bellissimo cast, selezionato tra 1400 talenti un po’ come avviene nel racconto, un’ottima regia e fotografia, bei costumi e belle location tra gli esterni romani e il teatro Sistina. Poteva essere godibilissimo, se non fosse per l’ossessione per la “diversity” che ormai rischia di compromettere ogni narrazione (in particolare per quanto riguarda le produzioni italiane che aspirano alle grandi piattaforme americane).

Tra i nove protagonisti ci sono una nera, una lesbica, un gay e una bisessuale, e per essere proprio sicuri di aver rappresentato tutti, anche una coppia di mamme saffiche e un regista disabile in sedia a rotelle. Un po’ troppo, per un solo film. Anche perché la sensazione è che quei personaggi siano lì soltanto perché “devono” esserci, e che non siano funzionali alla storia, bensì accada il contrario. È la storia che è funzionale alla loro presenza e che li definisce, soprattutto per quanto riguarda le tematiche sessuali. Tuttavia, siccome non basta mettere un personaggio gay in un film per raccontare la “diversity”, così come non basta metterci un uomo e una donna per avere Giulietta e Romeo, il risultato narrativo è piuttosto scadente.

Penso a certi grandi film: Una giornata particolare, in cui Ettore Scola denunciava la follia del fascismo attraverso l’incontro tra un intellettuale gay e una casalinga; Brokeback Mountain di Ang Lee o Chiamami col tuo nome di Guadagnino, nei quali la forza della passione erotica van ben oltre il genere dei protagonisti. In confronto, Backstage sembra soprattutto un’occasione persa.

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