Lino Guanciale torna nella nuova stagione del noir La porta rossa

Lino Guanciale torna nella nuova stagione del noir La porta rossa

«Faccio il “fantasma” perché in fondo sono un timido: anzi, un vero tipo “da tappezzeria”»

Lino Guanciale torna nella nuova stagione del noir soprannaturale La porta rossa

 

Quarantatré anni, metà romano e metà abruzzese, Lino Guanciale è uno di quegli attori che mettono d’accordo tutti: il pubblico mainstream della fiction Rai e quello più raffinato dei teatri. Ha recitato Brecht ed è stato il fidanzato di Alessandra Mastronardi nella serie L’allieva, ha fama di intellettuale consacrato al lavoro, eppure piace alle donne. Su Raiuno lo abbiamo appena visto nel colossal Sopravvissuti, proprio stasera (11 gennaio) torna protagonista su Raidue nella terza e ultima stagione de La porta rossa, il noir firmato da Carlo Lucarelli e ambientato a Trieste, che mescola investigazione classica e sovrannaturale.

La storia ricorda parecchio quella del film Ghost, più drammatica e molto più crime, e Lino interpreta un commissario che è stato assassinato ma resta nell’Aldiquà per scoprire il colpevole e proteggere la sua famiglia

 

Il tuo personaggio è un fantasma. C’è comunque qualcosa che pensi di avere in comune con lui?

(ride) «In realtà non molto. Anche perché io sono un razionalista convinto e nei fantasmi non ci credo affatto. Però è un aspetto che nella serie mi ha molto divertito».

Un credo religioso ce l’hai?

«La religione è una cosa seria che deve essere abbracciata per fede, io non ne ho e mi sembra più coerente professare un onesto agnosticismo. Tuttavia ho una grande ammirazione per chi è credente».

Tu sei molto amato dal pubblico femminile, eppure quando parli di te stesso ti definisci “un tipo da ‘tappezzeria’ ”.

«Essere apprezzato dalle donne è gratificante, ma mi sorprende sempre, perché sono fondamentalmente un timido, e in certi contesti continuo a rasentare i muri. E poi non amo chi si compiace del fascino che esercita sugli altri, meglio restare al riparo dalla vanità, che nel mestiere dell’attore è sempre un rischio».

Negli anni hai sei stato il partner di attrici molto popolari. Della  Mastronardi, per esempio, che cosa ci racconti?

«Alessandra è una persona estremamente generosa, sia dal punto di vista personale che professionale. Persino se questo può diventare un problema, nel senso che qualcuno può approfittarsene».

Vanessa Incontrada, con la quale facevi coppia in Non dirlo al mio capo?

«Molto empatica, una forza della natura, capace di metterti a tuo agio in cinque minuti. Se proprio devo trovarle un difetto direi che lavora troppo, un po’ come me».

Miriam Leone?

«Nel 2015, quando abbiamo fatto insieme a La dama velata, era ancora agli inizi: aveva una grandissima determinazione, ma anche tante insicurezze. Le dicevo di avere più fiducia in sé stessa, e infatti la sua carriera mi ha dato ragione».

La porta rossa è all’ultimo capitolo, che cosa è piaciuto al pubblico, secondo te?

«Credo che la serie abbia avuto un forte impatto emotivo, perché affronta il tema del legame che resta tra chi rimane in vita e chi invece muore, scompare.  Ci parla di qualcosa che riguarda tutti quanti noi: chi va via lascia una scia lunga e profonda in chi rimane, ed è su questo che la serie, pur utilizzando un ingrediente surreale come la storia di un “fantasma”, ci fa riflettere».

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