Non guardate Sanremo? Recuperate Anna, miniserie dal romanzo distopico di Niccolò Ammaniti

Non guardate Sanremo? Recuperate Anna, miniserie dal romanzo distopico di Niccolò Ammaniti

Non guardate Sanremo? Recuperate Anna, miniserie dal romanzo distopico di Niccolò Ammaniti

Mentre Sanremo va avanti, posso solo consigliarvi serie da recuperare.

La prima di cui voglio parlarvi è Anna, una miniserie tratta dal romanzo di Niccolò Ammaniti con lo stesso titolo uscito nel 2015, che lo scrittore stesso ha sceneggiato e diretto. Una storia distopica che vede protagonisti quasi esclusivamente bambini ed è ambientata in Sicilia con una coincidenza che oggi fa rabbrividire: si svolge nel 2020, l’anno maledetto del Covid, che è arrivato in Italia a pochi mesi dall’inizio delle riprese. Potete trovarla nella Sky Box.

Proprio in questi giorni intanto è uscito il nuovo romanzo di Ammaniti, La verità intima, che otto anni dopo Anna racconta la vicenda (ovviamente di pura fantasia) di una bellissima first lady italiana la cui vita viene travolta da un video pornografico che la vede protagonista. 

 

Che cosa racconta: Una ragazzina coraggiosa e il suo fratellino provano a sopravvivere dopo che il mondo che conosciamo è stato spazzato via da una pandemia globale nella quale sono morti tutti gli adulti. La protagonista, Anna, interpretata dall’esordiente Giulia Dragotto, 13 anni (nella foto), è una ragazzina ancora impubere a cui la madre prima di morire ha lasciato un quaderno zeppo di istruzioni e il compito di prendersi cura del fratello piccolo. Sa che la malattia non le permetterà di sopravvivere all’adolescenza, ma tutti i giorni va a procurarsi il cibo in quel che resta della sua terra, dove la natura selvaggia ha ripreso il sopravvento e bande di ragazzini allo sbaraglio imperversano tra i cumuli di immondizia. Quando uno di questi gruppi si porta via il fratello, trova un nuovo scopo nell’andarselo a riprendere, e forse la speranza di riuscire in qualche modo a diventare grande.

 

Perché guardarla: Il romanzo di Ammaniti è bello, e devo dire che nella trasposizione seriale la narrazione si arricchisce invece di perdere, diventando quasi un qualcosa di nuovo.  Il racconto del “prima” della pandemia si alterna a quello del “dopo”, e oggi ognuno di noi può forse identificarsi trovandoci un rimando alla propria esperienza col Covid, anche se il “prima” non sempre è mostrato come consolatorio.  E rispetto al romanzo si aggiungono nuovi personaggi sorprendenti oltre che dettagli agghiaccianti: nel corso della sua ricerca Anna incontrerà qualcosa che assomiglia all’amore, ma verrà anche imprigionata in una gabbia per animali e finirà nelle mani di un gruppo di ragazzini deliranti che mette in scena un atroce “talent show” dagli esiti mortali.

Ammaniti ha raccontato di essere stato per anni ossessionato dall’idea di una società priva di adulti, tuttavia un mondo governato da bambini a cui non è stato insegnato nulla, riusciva ad immaginarlo soltanto regolato dai loro bisogni primari, e quindi primitivo e feroce.

Perché la chiave della sopravvivenza, sottolineava, si trova nella prima e principale raccomandazione lasciata ai figli dalla madre di Anna, nel suo quaderno: imparare a leggere, conservare la memoria.  

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