«Edoardo? È il mio lato oscuro e senza amore». Intervista a Matteo Paolillo di Mare fuori

«Edoardo? È il mio lato oscuro e senza amore». Intervista a Matteo Paolillo di Mare fuori

«Edoardo? È il mio lato oscuro e senza amore». Intervista a Matteo Paolillo di Mare fuori

Questa mia intervista a Matteo Paolillo, Edoardo della serie Mare fuori è uscita la settimana scorsa su Grazia (tutti voi leggete Grazia, vero?).

Qui ve la ripropongo in una versione leggermente più ampia.

 

Nella serie “fenomeno” Mare fuori, appena tornata in onda su Raidue per la terza stagione, interpreta Edoardo, un criminale adolescente rinchiuso in un carcere minorile di Napoli.

Matteo Paolillo, attore e musicista salernitano classe 1995, recita da quando era un ragazzino, e spiega che la sua passione gli ha cambiato la vita. «Spesso mi sono chiesto perché tanti ragazzi finiscano in carcere come il mio personaggio, la risposta che mi sono dato è che quando si sceglie il male è perché manca l’amore».

Quanto c’è in te di Edoardo?

«Rispondere è complicato: gli ho dato il mio corpo, la mia voce, i miei pensieri, in qualche modo sono lui. Edoardo è il mio lato oscuro, sono io senza l’amore dei miei che mi ha cresciuto, e senza l’arte che mi ha dato uno scopo e la felicità».

I tuoi erano d’accordo che intraprendessi la carriera di attore?

«Mio padre è un appassionato di cinema, mi ha tirato su col rito serale del film da guardare insieme. A 13 anni ho iniziato a recitare proprio grazie a un suo amico che metteva su uno spettacolo di quartiere, e lui mi ha sostenuto. Mia madre era forse un po’ più in ansia all’idea di una vita così precaria, poi si è resa conto che ormai il precariato lo affrontano anche i laureati. E allora tanto vale fare qualcosa che si ama».

Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

«Avevo 17 anni e la compagnia con la quale studiavo recitazione ogni tanto mi portava a lavorare ai suoi spettacoli.  Andammo a fare una ricostruzione storica notturna in una marina, una battaglia tra saraceni e gente locale a cui il pubblico assisteva dalle barche. Fu bellissimo e molto emozionante,  tutto illuminato da fuochi d’artificio. Mentre tornavo a casa in barca mi dissi: sì, è quello che voglio fare sempre».

Mare fuori oggi è diventata un caso per il successo che ha avuto tra i giovanissimi.

«Si è discusso molto se fosse giusto o no raccontare ai giovani storie di criminalità minorile, ma io credo che proprio attraverso quelle storie possiamo stimolare una riflessione. Perché quando gli adolescenti sbagliano, la colpa non è soltanto loro, ma della società malata che hanno intorno. Se insegniamo a un ragazzino che l’unico valore della vita è fare più soldi possibili, e poi la sua prospettiva di lavoro è consegnare pizze per 30 euro a sera, quando arriva qualcuno che gliene offre 600 per spacciare, che cosa potrà scegliere?»

A te la serie ha insegnato qualcosa?

«A ponderare molto bene le scelte che faccio, perché ognuna porterà delle conseguenze».

Sei anche musicista, la sigla di Mare fuori è tua e l’avete appena cantata anche a Sanremo, a Edo ha dedicato un Ep.

«La musica mi ha sempre accompagnato nel mio processo di crescita artistica, ho cominciato al liceo col freestyle e quando preparo i personaggi ho una playlist dedicata che mi aiuta.  Per concentrarmi su Edoardo, per esempio, ho scelto brani forti come 7 miliardi di Massimo Pericolo o Boss di Paki. Quando recito mi consegnano una storia già scritta da raccontare, con la musica invece posso esprimere direttamente quello che sento, e sperimentare».

In moltissime sui social si chiedono se sei fidanzato.

(ride) Sì, ho una ragazza, e vorrei chiarire che non è Teresa, il personaggio di cui Edoardo è innamorato in Mare Fuori (la interpreta Ludovica Coscione) né l’attrice che fa sua moglie, Giovanna Sannino.

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