Recito per non dimenticare la Shoah. Intervista a Irene Paloma Jona

Recito per non dimenticare la Shoah. Intervista a Irene Paloma Jona

«Recito per non dimenticare la Shoah»

Intervista a Irene Paloma Jona, l’attrice ballerina di Luce dei tuoi occhi

 

State seguendo Luce dei tuoi occhi? È la serie tv ambientata nel mondo della danza con protagonista Anna Valle in onda su Canale 5 – ma potete recuperarla tutta su Mediaset Infinity. Soprattutto però qui vorrei presentarvi una delle protagoniste di questa seconda stagione, che nei panni di Diana, sta avendo un grande successo personale. Lei è Irene Paloma Jona, e leggete che cosa ci racconta.

 

Venticinque anni, torinese, Irene Paloma Jona appartiene a una famiglia di ebrei sefarditi che ha conosciuto le persecuzioni razziali. «Mio nonno si nascose nella campagna biellese per sfuggire alla deportazione» racconta. «Tuttavia il mio nome ha un triplo significato di pace: “Irene” in greco vuol dire proprio pace, “Paloma” è colomba in spagnolo, e anche il mio cognome, “Jona” in ebraico significa colomba. Così, per non dimenticarlo mai, indosso sempre un ciondolo con una colomba». In Luce dei tuoi occhi interpreta Diana, una ballerina che potrebbe essere la figlia perduta e tanto cercata dalla protagonista Anna Valle.

È una ragazza che le somiglia?

«Tutt’altro: non sorride mai, veste sempre di nero e inizialmente appare anche antipatica, anche se poi scopriremo che ha un cuore grande. Interpretarla quindi è stata una grande sfida, aiutata però dal fatto che condividiamo la stessa passione per la danza, quasi da stakanoviste».

Quindi la vediamo anche danzare.

«Certamente, insieme agli altri attori che interpretano i ballerini abbiamo fatto un grande lavoro sulle coreografie, un’esperienza esaltante ma anche molto faticosa, perché dopo le 8 ore di set cominciavano le prove di ballo».

Questa serie è la sua prima produzione importante, fare l’attrice era un sogno di bambina?

«Per molti versi sì: mio padre è un cantante lirico e professore di musicologia, e ha fondato una compagnia di teatro danza, il Teatro d’Ombre, nella quale lavoro anch’io. Quando ero piccola mi portava a vedere tantissimi spettacoli, e finito il liceo ho voluto studiare all’Accademia del dramma antico di Siracusa, perché mi ero innamorata del teatro greco».

Una scelta insolita.

«Recitare ha molto a che vedere con le mie origini ebraiche: per me raccontare storie attraverso il teatro o il cinema è un modo per conservare la memoria, un tema che ha una valenza importantissima nell’aiutare le persone a pensare, riflettere, capire. E volevo avere una preparazione particolare».

Lei è religiosa?

«La mia è una famiglia fondamentalmente laica, frequentiamo poco la Sinagoga, il nostro ebraismo sta soprattutto nella cultura e nell’educazione. Tuttavia amiamo osservare i riti e le festività domestiche: il 5 aprile abbiamo celebrato la Pesach, la Pasqua ebraica, con la tutta la famiglia riunita, ed è stato un momento bellissimo, di grande forza evocativa». 

Questa intervista è uscita su Grazia nel marzo 2023

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