«Ho vent’anni, ma sono un tipo vintage». Intervista a Matilde Benedusi, la protagonista di Vivere non è un gioco da ragazzi

«Ho vent’anni, ma sono un tipo vintage». Intervista a Matilde Benedusi, la protagonista di Vivere non è un gioco da ragazzi

«Ho vent’anni, ma sono un tipo vintage». Intervista a Matilde Benedusi, la protagonista di Vivere non è un gioco da ragazzi

Sono molto felice, perché questa che state per leggere è la prima intervista che ho avuto in esclusiva per il Blog (e voglio ringraziare la super Lorella De Carlo!), ma anche e soprattutto perché Matilde Benedusi è una giovanissima star che sono certa, comincia una splendida carriera.

Compie 21 anni a luglio, è milanese e ha appena debuttato da coprotagonista accanto a Riccardo De Rinaldis in Vivere non è un gioco da ragazzi, che torna lunedì 22 maggio su Raiuno con i nuovi episodi (ma volendo è già tutta da guardare su RaiPlay). 

Matilde Benedusi nella serie è una ragazza della Bologna bene invischiata nel giro delle discoteche e della droga, nella vita confessa invece di «aver sbagliato epoca, perché il divertimento è una serata con una chitarra e qualche amico». 

Lei è giovanissima, come ha cominciato a recitare?

«È una passione che ho da quando avevo 5 anni: conoscevo a memoria i film di Harry Potter, di cui ripetevo le battute facendo divertire tutti, perché avevo una vocina simile a quella della doppiatrice di Emma Watson, l’attrice che interpretava Hermione. E già alle elementari frequentavo un corso di teatro e studiavo canto e ballo per i musical». 

I suoi erano contenti?

«Mi hanno sempre sostenuta, a patto che studiassi e lavorassi sodo.  Diciamo che la mia è una famiglia di artisti, mia madre si occupa di design e dipinge e mio padre, che è ingegnere, ha una sua band musicale. Mio il fratello poi suona la tromba e io stessa ho studiato 11 anni di violino, suono il pianoforte e la chitarra da autodidatta e scrivo canzoni». 

E che genere di musica le piace?

«Come dicevo ho gusti vintage: amo il blues, il pop anni Settanta e i cantautori italiani, la mia playlist spazia dai brani Disney a Janis Joplin».

Chi sono i suoi riferimenti nel cinema, invece?

«Mi ispira Jasmine Trinca, perché ha iniziato giovanissima, un po’ come me, e adoro Elio Germano. Il mio sogno è lavorare con Nanni Moretti, o con Gabriele Salvatores, o con Giuseppe Tornatore perché mio papà è un grande fan e mi fatto vedere tutti i loro film». 

La ragazza che interpreta in Vivere, al contrario di lei, è un tipo da discoteca. C’è qualcosa in cui sente comunque di somigliarle?

«Serena è una ragazza con molte fragilità, figlia unica, ribelle, forse in lei ho un po’ rivisto me stessa adolescente, impulsiva, sensibile, determinata. Tuttavia la mia vita è totalmente diversa: droghe, locali e vestiti firmati non fanno per me. E poi non mi sono mai sentita sola, ho due sorelle, un fratello e i miei con cui parlo di tutto, e che mi ascoltano». 

Praticamente questo è il suo debutto in tv, che cosa si aspetta dalla serie?

«Non saprei, sono emozionata. Ma spero che la guardino in parecchi perché racconta bene tante situazioni tipiche dell’adolescenza, anche se non è un prodotto prettamente di denuncia. Il mio provino poi è stato una specie di segno del destino: ero a Berlino a studiare quando mi hanno convocata, dovevo presentarmi subito a Bologna e mio padre non riusciva a prendermi il biglietto aereo, sua carta di credito non funzionava. Quando poi tutto si è risolto, sapevo già che il ruolo era mio».  

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